di Maria Scorzo, Psicologa – Psicoterapeuta e Linda Savelli, dott.ssa in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità

“La principessa che aveva fame d’amore – come diventare regina del tuo cuore” … partiamo da questa bella favola in chiave moderna di Chiara Gritti per parlare di dipendenza affettiva e scoprire di cosa si tratta.

Nella storia della Gritti, Arabella è una principessa che non riesce mai a sentirsi sazia. Cosa potrebbe realmente nutrirla? L’amore.

Questo bisogno d’amore le farà intraprendere un lungo viaggio alla scoperta della sua storia e delle sue mancanze e la porterà, infine, alla realizzazione dei suoi desideri più profondi. Arabella lascia la sua famiglia d’origina e parte alla ricerca di un principe in grado di sfamarla, pensando che solo un vero principe possa sfamarla con il pane dell’amore, ma lungo la sua strada incontra soltanto falsi principi che le fanno provare sempre più profondi i morsi della fame. Alla fine del viaggio incontra quello giusto e, insieme, in modo equilibrato, riescono a costruire un rapporto appagante. Arabella, però, dovrà fare un lungo percorso con una riparabussole per riuscire a capire che non potrà godere di un amore stabile e maturo senza prima aver compreso che il pane dell’amor proprio è il più importante di tutti per star bene con sé stessi.

La dipendenza affettiva è innanzitutto una distorsione relazionale cioè uno squilibrio della risposta affettiva nell’area dell’intimità.

Adulti con problematiche di dipendenza affettiva frequentemente sono stati bambini che non hanno potuto vivere serenamente la loro infanzia e portare avanti il loro ciclo di sviluppo verso l’autonomia. Bambini, quindi, che sono rimasti ancorati alla condizione di dipendenza nell’attesa che qualcuno si prendesse finalmente cura di loro.

La dipendenza tra essere umani, in realtà, è un fenomeno sano e risponde ad un bisogno normale anche nella vita adulta. Ma allora quando diviene patologica?

Quando si viene a creare uno squilibrio relazionale che ha luogo quando la persona non riesce ad integrare, prima di tutto dentro sé stessa, le dimensioni di dipendenza –indipendenza, collocandosi in tal modo ad uno degli estremi di questo continuum.

Quali sono, dunque, le caratteristiche di una personalità dipendente? Scarsa autostima, indecisione, basso livello di fiducie nelle proprie capacità e di conseguenza scarsa fiducia negli altri, forte inclinazione al mantenimento del controllo nei rapporti d’intimità, ricerca continua di relazioni con figure idealizzate, terrore della separazione e della perdita, paura dell’abbandono e forte esposizione a sentimenti di frustrazione.

La persona dipendente è, quindi, terrorizzata dalla perdita dell’oggetto amato: per evitare l’abbandono e la solitudine si mette al servizio dell’altro fino a rinunciare a sé, ai suoi bisogni e ai suoi desideri. La relazione diviene così priva di reciprocità e i ruoli si cristallizzano.

Potremmo dire che il dipendente affettivo segue la massima:” Ti amo perché ho bisogno di te” contrariamente a ciò che accade nell’amore maturo:” Ho bisogno di te perché ti amo”

(Fromm, 1981).

Riferimenti bibliografici:

Borgioni, M., (2015). Dipendenza e controdipendenza affettiva: dalle passioni scriteriate all’indifferenza vuota. Roma: Alpes.

Fromm, E. (1981). L’arte di amare. Milano: Il Saggiatore.

Gritti, M.C. (2019). La principessa che aveva fame d’amore. Come diventare regina del tuo cuore. Milano: Sperling & Kupfer.

L’associazione di promozione sociale Lo Schicco di Grano organizza gruppi tematici sulla dipendenza affettiva condotti da professioniste, con cadenza quindicinale, un giorno della settimana da stabilire con il gruppo. Il gruppo, in ambiente protetto, facilita la comunicazione e l’elaborazione del proprio vissuto emotivo e favorisce lo sviluppo di punti di vista alternativi al proprio.

Per informazioni:

associazioneloschiccodigrano@gmail.com

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