L’adolescenza a cura di Paola Fusco, Psicologa e Tutor DSA
L’adolescenza è una fase di vita caratterizzata da fluidità e incertezza riguardo al corpo, alla famiglia, alle relazioni amicali, al proprio sé. Gli studiosi inizialmente consideravano l’adolescenza un periodo sovrapponibile alla pubertà, ossia a quel lungo processo di cambiamenti fisiologici che portano a vere e proprie modificazioni del corpo; in seguito, è stato, invece, riscontrato che la maturazione corporea avviene attraverso tempistiche/caratteristiche diverse all’interno della stessa popolazione; inoltre, la pubertà inizia molto prima rispetto a quei cambiamenti considerati come “tipicamente adolescenziali”. Erik Erikson, autore della Teoria del Ciclo Vitale (1985), suddivide la vita delle persone in diverse fasi, ognuna delle quali prevede il mettersi alla prova per acquisire le competenze proprie e tipiche di quella fase specifica dell’esistenza, così da poter passare poi alla fase successiva; qualora l’individuo non riesca ad affrontare i compiti tipici di quella fase, resterà, al contrario, bloccato in una impasse evolutiva.
Secondo Erickson, quindi, l’adolescente ha il compito di costruire la propria identità, cioè di elaborare una corretta rappresentazione di sé, un’idea coerente di sé stesso, ma durante questa difficile impresa vive un periodo di incertezza su chi è e effettua sperimentazioni (moratoria) per cercare “il vestito che gli è proprio”; nel caso l’adolescente fallisca in questo compito evolutivo, Erikson parla di diffusione dell’identità, per cui l’individuo, non avendo un’idea chiara e definita di sé, è incapace di entrare in intimità con gli altri e di riconoscersi in maniera coerente. I cambiamenti tipici dell’adolescenza a livello interno/intrapsichico/psicologico riguardano il corpo sessualizzato che attrae e impaurisce allo stesso tempo l’adolescente che tenterà di controllare/gestire un corpo che non è più quello di un bambino ed è in continua modificazione;
inoltre, l’adolescente non ha più soltanto i genitori come punto di riferimento, anzi, avviene un distacco dalla famiglia d’origina, per cui le figure genitoriali perdono l’idealizzazione tipica di cui sono rivestite quando i figli sono ancora bambini e l’individuo in crescita inizierà a confrontarsi soprattutto con il gruppo dei pari e altri adulti, vivendo in un periodo di “fruttuosa riorganizzazione“(Kestemberg,1985).
L’adolescente si allontanerà inizialmente dalla propria famiglia per immergersi in una rete relazionale nuova, investendo su se stesso e i propri affetti, un’avventura nuova ed eccitante ma non per questo facile poiché comporta un allontanamento dal “rifugio materno”, rassicurante e conosciuto: tutto ciò che ha imparato in famiglia sarà, perciò, dislocato nel mondo circostante. Tuttavia, bisogna considerare che la fase adolescenziale non è solo vissuta dal diretto interessato ma anche da tutta la famiglia, che vive una messa in discussione di se stessa attraverso il rigetto del figlio di tutto ciò che ha imparato, mentre l’equilibrio familiare raggiunto fino a quel momento viene alterato: lo stesso Erikson ha notato che spesso l’adolescenza combacia con la “crisi di mezza età” dei genitori stessi.
I genitori potranno favorire l’autonomia e la volontà di sperimentazione del figlio o al contrario potranno svalutare ogni suo tentativo di investire all’esterno della famiglia o potranno considerare l’adolescente come la persona separata o la pecora nera; la famiglia può, infatti, essere un luogo che accoglie le difficoltà del figlio e le incertezze dei genitori che hanno perso l’onnipotenza genitoriale, tipica delle rappresentazioni dei bambini, per cui i genitori vengono considerati onnipotenti e oggetti privilegiati di attenzione. Inoltre, i genitori sono costretti a rivedere l’idea che si erano fatti dei propri figli, spesso per loro l’adolescenza è il “tempo di raccolto” di quanto hanno seminato, mentre l’infanzia è il “tempo della semina” cioè, di sperimentarsi in diversi contesti per scegliere quale frutto diventare.
L’adolescanza è il periodo in cui avviene la definizione della propria identità, in cui viene esercitata la possibilità di delineare dentro di sé i sentimenti propri e quelli degli altri, di definire la propria autonomia, i propri confini, gli interessi personali in cui delimitare il proprio sé. Secondo Erikson l’identità finale è il risultato coerente e unico di tutte le scelte effettuate dall’adolescente che trova conferma negli altri, sottolineando il ruolo importante giocato dalla società in cui l’adolescente è inserito. La confusione dell’adolescente è proprio da attribuire ai diversi compiti evolutivi a cui deve adempiere e ai diversi contesti tra i quali oscilla: famiglia, coetanei, adulti e società.
Bibliografia di Riferimento
Andolfi, M. & Mascellani, A. (2010). Storie di adolescenza. Esperienze di terapia familiare. Milano: Raffaello Cortina.
Nicolò, A.M. & Zavattini, G.C. (1992). L’adolescente e il suo mondo relazionale. Teoria e tecnica psicoanalitica. Roma: Carocci.