Quando i figli crescono e si apprestano a lasciare la casa parentale spesso un misto di
orgoglio e nostalgia assale la coppia genitoriale, il cui futuro appare improvvisamente incerto
e nebuloso. Ma si può ancora parlare di “coppia” in questa fase del ciclo vitale della famiglia?
Quello che molti genitori provano all’uscita da casa dei figli è la “sindrome del nido vuoto”.
Il nido, simbolo anche di protezione e intimità, è, infatti, la casa della famiglia che si “svuota”
nel momento in cui i figli, ormai adulti, uno dopo l’altro se ne vanno per trovare la loro
strada (una convivenza, un matrimonio, un soggiorno lavorativo all’estero ecc.). Di colpo la
coppia genitoriale si ritrova a dover riorganizzare la propria routine, la propria quotidianità,
ma anche a riscoprire la propria intimità, il proprio essere nuovamente una “coppia”, libera
dall’impegno di dover crescere la propria prole. Il senso di vuoto e di abbandono provati
all’uscita di casa dei figli, sebbene naturali, se non correttamente elaborati, possono
trasformarsi in senso di angoscia, la sofferenza provata può acuirsi fino a diventare qualcosa
di simile a un processo di lutto, la tristezza può scivolare nella depressione. Inoltre, possono
manifestarsi anche sintomi di tipo psicosomatico. Generalmente la “sindrome del nido vuoto”
si instaura quando la coppia genitoriale entra nella cosiddetta “mezza età”, che per la donna
coincide con l’ingresso nella fase della menopausa, con tutti i cambiamenti ormonali che
comporta. Le relazioni amorose attraversano varie fasi, sono perciò per loro stessa natura
dinamiche e in continua evoluzione. Nella fase dell’uscita di casa dei figli adulti la coppia
genitoriale si ritrova privata improvvisamente del fulcro attorno a cui per molti anni il
rapporto ha ruotato e, quindi, a doversi adattare a una nuova condizione, a una nuova
routine e anche a nuovi spazi e a nuovi tempi da riempire. Se il rapporto tra i due partner
era tutto sbilanciato a favore dell’accudimento e dell’educazione della prole, è possibile che
i due membri della coppia si scoprano all’improvviso distanti l’uno dall’altra, con interessi e
bisogni diversi da quelli del passato e, spesso, non più coincidenti, soprattutto se sono latenti
conflitti che non sono stati elaborati nel tempo ma accantonati perché “c’era bisogno
principalmente di occuparsi dei bambini”. La coppia in questo caso può, dunque, andare
incontro a una crisi evolutiva che può essere efficacemente risolta se i due partner
desiderano entrambi investire nuove energie nel loro rapporto, rivitalizzandolo e fornendogli
nuovo senso, ricercando una rinnovata forma di intimità, nuovi interessi e passioni comuni,
tornando a condividere esperienze e divertimenti, riscoprendo, così, anche l’aspetto ludico
dell’esistenza, spesso messo da parte quando i figli sono piccoli e le incombenze familiari e
lavorative sono molte. Nuove amicizie con cui poter organizzare anche uscite piacevoli,
viaggi e svaghi e una buona gestione del maggior tempo a disposizione sono d’aiuto nella
ricerca di una nuova identità della coppia e nella ridefinizione del significato di questa fase
della vita. Anche il rapporto con i figli ormai grandi deve essere rielaborato su un piano di
maggior parità. La coppia che dedica impegno e motivazione a ridefinire la propria relazione
anche in questa fase più matura potrà, perciò, offrire una nuova risposta alla domanda che
ciclicamente si ripropone come leitmotiv del rapporto a due: “perché stiamo insieme?” e
potrà scegliere consapevolmente di voler continuare una relazione iniziata molti anni prima.
E se i due membri della coppia sentono di non volersi lasciare ma, nello stesso tempo, non
riescono a superare i conflitti latenti che stanno riemergendo ora che non ci sono più i figli
a fare da collante, oppure non riescono a superare il senso di abbandono e di vuoto dovuto
al fatto che i figli adulti hanno lasciato la casa di origine? In questo caso è altamente
consigliata una terapia di coppia. Nella stanza della terapia, infatti, i due partner hanno la
preziosa opportunità di ripensare la propria storia e il proprio cammino sia di coppia che
individuale; hanno a disposizione un tempo “sospeso”, tutto dedicato a loro, ai loro desideri,
alle loro nuove esigenze, e preoccupazioni, in cui non entra nessun atto giudicante, ma la
libertà di poter leggere in sé stessi e nell’altro con sguardo accettante e accogliente.
Ripercorrendo insieme la propria storia possono intessere una nuova narrazione condivisa
che scioglie i nodi, ripara gli strappi e fornisce di nuovo senso le esperienze vissute fino a
quel momento, gettando, al contempo, uno sguardo fiducioso verso il futuro. La terapia ad
indirizzo sistemico familiare è molto indicata per le coppie che desiderano ristabilire un buon
equilibrio nella relazione e facilita il percorso di autoconsapevolezza di entrambi i partner.
Riferimenti bibliografici:
Calcinai, B. & Savelli, L. (2021). Pensieri quasi Quotidiani di una Psicologa sulla Famiglia.
Wondermark (reperibile su Amazon, IBS e La Feltrinelli)
Scabini, E. & Cigoli, V. (2009). Il Famigliare. Legami, simboli e transizioni. Milano: Raffaello
Cortina Editore.