Di Barbara calcinai Psicologa-Psicoterapeuta

Esistono fattori specifici che possono farci predire la felicità di un’unione?

Le coppie “felici” sono quelle che riescono a trovare un equilibrio complementareriguardo ai compiti e ai ruoli di entrambi i partner, condividendo in maniera bilanciata il potere esercitato all’interno della coppia stessa. In effetti, maggiore è lo squilibrio di potere che si viene a formare, più la coppia rischia di soffrirne, perché uno dei due membri finisce per accentrare in sé tutto il potere, divenendo leader assoluto della coppia. Se il potere non è distribuito in maniera equa la coppia può diventare disfunzionale e, come conseguenza di ciò, possono insorgere in uno dei due partner sintomi fisici, psicologici o sessuali. La coppia, per sopravvivere in maniera funzionale alla sua stessa evoluzione e ai vari cambiamenti ched intervengono con il trascorrere del tempo, necessita di essere adattabile: pur nella stabilità del rapporto, è fondamentale la sua flessibilità per affrontare gli eventi della vita. I coniugi, anche se occupati con il lavoro e le svariate incombenze familiari quotidiane, per non soccombere come coppia, devono comunque imparare a gestire le potenziali crisi che possono innescarsi a causa di eventi critici, inattesi o francamente infausti che possono occorrere.  La coppia ha anche bisogno di essere coesa: le coppie “felici” riescono, infatti, a trovare un soddisfacente equilibrio tra il sentirsi parte di un qualcosa di unico e speciale, quindi uniti e vicini, e il bisogno di entrambi di poter esprimere le differenze individuali, perciò mantenendo anche un’identità separata ben definita. Le coppie disfunzionali o non soddisfatte del proprio rapporto possono essere, per fare un esempio, quelle, in cui entrambi i partner danno tutta la priorità alle loro professioni e non mai tempo a sufficienza da trascorrere insieme in quanto coppia, oppure quelle che, quando i due partner si ritrovano, il loro tempo insieme si consuma non nella gioia di essere insieme, ma soltanto ma nell’assolvimento dei doveri familiari; quasi come se la loro vita fosse un viaggio, e loro treni, che scorrono su binari paralleli che non s’incontrano mai. La comunicazione in una coppia deve essere attenta e orientata alla “cura”; affinché sia efficace è necessario imparare a discriminare tra il confronto, il conflitto, i bisogni e i valori. I partner dovrebbero riuscire a confrontarsi in modo emotivamente maturo, abbastanza da prevenire l’esplosione di conflitti non ricomponibili, da riuscire ad ascoltarsi attivamente e a inviare messaggi diretti che possano ottenere l’attenzione non prevenuta dell’altro; dovrebbero anche imparare a esprimere in maniera chiara e sincera le proprie emozioni: ogni coppia, quindi, è chiamata a trovare una modalità comune e accettabile per entrambi i partner per l’espressione di sensazioni e sentimenti.  Saper “chiedere” all’altro significa sia conoscenza di sé sia capacità di affermarsi in maniera assertiva.  Comunicare i propri bisogni in anticipo in modo assertivo, invece che passivo, aggressivo o manipolatorio, è segno distintivo di maturità emotiva e di rispetto, per se stessi, per l’altro e per la relazione. Essere abili nelle competenze relazionali migliora, dunque, il proprio rapporto di coppia. Spesso ci si abitua a nascondere le proprie emozioni e di conseguenza a non comunicarle, a volte per motivi di natura familiare, (l’educazione e le primissime esperienze di vita), a volte per valori culturali e sociali (basti pensare a come tutt’oggi sia denigrato l’uomo che mostra apertamente la sua tristezza o il suo dolore con le lacrime).

In una relazione a due, se i punti di vista divergono, può insorgere un conflitto. Per saper gestire il conflitto in modo funzionale, in modo che non esploda in maniera difficilmente riparabile, dobbiamo imparare a condividere con il partner il nostro punto di vista in modo assertivo ma rispettoso del punto di vista dell’altro.

La coppia, quindi, può rivelarsi salda e ben strutturata oppure fragile, a rischio di perdersi, in cui i partner rimangono insieme ma sono emotivamente lontani, distaccati, indifferenti.

La crisi in una coppia, però, non va necessariamente considerata un evento catastrofico, che mette a repentaglio la durata stessa della relazione, anzi, si tratta di un momento evolutivo che apre, alla confusione, al disordine, alla perdita momentanea dei ruoli, ma che apre anche all’assunzione di nuovi comportamenti, alla ricerca di un nuovo equilibrio e di una nuova maturazione. È, quindi, possibile uscire dalla crisi più forti di prima e più consapevoli di cosa significhi essere “coppia”.

Con Lo Schicco di Grano APS di cui sono Presidente organizzo gruppi in relazione alle tematiche relazionali, se interessati, scrivere una mail a:associazioneloschiccodigrano@gmail.com