Di Barbara Calcinai Psicologa – Psicoterapeuta Presidente de Lo Schicco di Grano APS

Mentire è un’arte, si dice e c’è qualcosa di vero in questo detto popolare. Ma cos’è una bugia?

“Falsa affermazione, fatta intenzionalmente per trarre altri in errore, o per nascondere una propria colpa, per esaltare sé stesso, o anche per celia e simpatia.”

Si legge alla voce bugia del vocabolario online di Treccani. La prima cosa che si evince da questa definizione è che una bugia è qualcosa che si dice con l’intenzione di affermare il falso: per proferire una menzogna siamo consapevolmente motivati a voler affermare qualcosa di diverso dalla verità così come la conosciamo… il che ci porta a dire che non esistono bugie inconsapevoli. Dire il falso inconsapevolmente, infatti, non è dire una menzogna, ma affermare qualcosa che non è vero credendo in buona fede di dire la verità.

Va tenuto ben presente che le bugie vengono proferite in un contesto comunicativo, con lo scopo di presentare all’altro (ma anche a se stessi) una diversa versione della realtà.

La menzogna è formata da tre elementi:

1) Un contenuto falso;

2)la consapevolezza di non star dicendo la verità;

3)L’intenzionalità di ingannare l’interlocutore.

Perché si mente?

Ingannare manipolando è un’arte antica e caratteristica dell’uomo. I motivi principali per cui siamo mentiamo sono tre:

1) Con la bugia si cerca di ottenere dei vantaggi per noi importanti (per esempio, possiamo mentire sull’età, sullo status, sul nostro patrimonio ecc., per sembrare più affascinanti, prestigiosi e importanti e, di conseguenza, ottenere maggior attenzione e ammirazione, nonché la possibilità di attrarre persone di un livello sociale superiore al nostro).

2) Mentiamo per non ferire l’altro;

3) Mentiamo per danneggiare deliberatamente gli altri, percepiti come avversari (possiamo mentire sul lavoro; in amore; in amicizia; nello sport per ottenere una posizione, le attenzioni del partner desiderato, per vincere una gara ecc.)

Esistono più tipi di menzogne: tra queste anche la cosiddetta bugia bianca o bugia a fin di bene (per esempio, quando diciamo a un’amica che il vestito nuovo le dona molto ma in realtà non lo pensiamo affatto e lo diciamo soltanto per non farla rimanere male) e quella di autoinganno rivolta, quindi, a sé stessi. L’auto inganno viene utilizzato dall’individuo come una strategia di coping, cioè come una strategia per fronteggiare problematiche che possono incidere sul proprio senso di autostima.

Galimberti definisce l’autoinganno come l’“atteggiamento mentale di difesa attraverso cui l’individuo falsifica consapevolmente l’immagine che ha di sé per non perdere l’autostima o per non rinunciare al soddisfacimento di bisogni istintuali coscientemente rifiutati. Così facendo il soggetto riesce a raggirare la censura del super-io, offrendo a se stesso false motivazioni che giustificano ai suoi occhi i propri comportamenti ed i propri pensieri”.

Non sempre, però, nell’autoinganno il soggetto è davvero consapevole di quello che sta facendo. La maggior parte delle forme di autoinganno è benevola e può essere funzionale sul momento, ma quando le bugie che ci raccontiamo diventano troppo frequenti e sfociano in troppi ambiti, esse diventano strategie disfunzionali per affrontare i problemi. Diventa, allora, necessario ricercare nuove e più funzionali strategie per affrontare una realtà che temiamo ma a cui non possiamo continuare a nasconderci. È necessario, allora, fermarsi e mettersi in ascolto di se stessi: cosa non va? Cosa vorrei cambiare della mia vita? Non sempre è facile affrontare la realtà e predisporsi al cambiamento: per questo, può essere importante rivolgersi a uno psicologo che può facilitare il cambiamento.

Riferimenti:

https://www.treccani.it/vocabolario/bugia1

Galimberti, U. (1999) Psicologia, Garzanti