di Dr.ssa Fabiana Avallone, nutrizionista
Sentiamo spesso parlare di acne, ma che cos’è esattamente e quali sono i fattori coinvolti direttamente e indirettamente nella sua formazione? Infine, ci chiediamo spesso con irritazione cosa possiamo fare per prevenirla, perciò vediamo più da vicino come possiamo contrastarla nel concreto.
Per prima cosa, partiamo da una definizione: l’acne è una delle più frequenti malattie della pelle e letteralmente il termine significa “punta”, dal greco Akmê.
Si tratta di una malattia del follicolo pilo-sebaceo, responsabile della comparsa di lesioni non infiammatorie e lesioni infiammatorie più o meno gravi, più diffusa nell’adolescenza (70-87% dei casi), ma non esclusiva di questa età. L’esordio è più precoce nel sesso femminile (11 anni) rispetto a quello maschile (12-13 anni).
Le lesioni di solito si manifestano sul viso nelle aree ricche di ghiandole sebacee, ma si può manifestare anche sulle spalle, sul dorso e sul torace, sotto forma di comedoni non infiammatori (punti neri e bianchi) e/o di lesioni infiammatorie quali papule, pustole o noduli.
Generalmente, la malattia si risolve intorno ai 20 anni, tuttavia, negli ultimi anni si è notato un aumento dei casi di acne anche in età adulta, tanto da cominciare a essere indicata come “acne volgare”, piuttosto che come acne giovanile.
La genesi di questa malattia è multifattoriale. Le principali cause dell’acne sono dovute all’aumentata produzione di sebo, all’infiammazione, alla colonizzazione batterica dei follicoli pilo-sebacei e alla loro alterata cheratinizzazione.
I fattori coinvolti sono infiammatori, ormonali, psicosomatici e infettivi, ma anche l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale sulla comparsa e sull’andamento della malattia. Il legame tra dieta e acne è stato ormai empiricamente studiato e dimostrato.
L’acne è una patologia cutanea molto frequente. Nonostante non sia di per sé una causa di invalidità, spesso, come ben sappiamo, provoca un notevole disagio psicologico.
Le abitudini nutrizionali vengono spesso citate tra le più comuni cause di acne; tuttavia, su questo argomento vi sono molte false credenze, infatti anche in letteratura scientifica, il possibile ruolo della dieta nella patogenesi dell’acne non è stato a tutt’oggi del tutto chiarito.
Tuttavia, esistono alcune informazioni validate da tenere in considerazione.
Innanzitutto, è stato osservato che l’acne giovanile è più diffusa nei paesi occidentali, mentre ha una prevalenza molto bassa in molti paesi in via di sviluppo; è stato anche osservato che la prevalenza di acne aumenta nei ragazzi che si trasferiscono da paesi in via di sviluppo in paesi occidentali.
Questi studi dimostrano che, oltre a cause genetiche, l’acne possa dipendere anche da fattori ambientali, come la presenza di inquinanti, lo stile di vita e l’alimentazione.
Uno dei fattori apparentemente poco rilevanti ma di grande impatto è sicuramente l’assunzione involontaria di alcune sostanze chimiche contenute negli imballaggi di plastica alimentari, infatti, queste potrebbero contribuire a innescare una condizione di insulinoresistenza e disregolazioni ormonali, ma non è accertato un legame diretto tra il consumo di alimenti confezionati ed acne.
Anche se le informazioni scientifiche delle quali disponiamo sono ancora incomplete è tuttavia possibile dare alcuni suggerimenti su come cercare di migliorare la componente dell’acne legata all’alimentazione.
C’è chi si ricopre di brufoli quando esagera con il cioccolato, chi nota un legame tra acne e cibi grassi come le fritture o i prodotti processati come i salumi.
In effetti, un eccesso di carboidrati e di cibi con alto indice glicemico come pane e patate, latte e latticini, acidi grassi saturi e trans, e lo sbilanciamento di Omega6 e Omega3 sono fattori predisponenti e peggiorativi dell’acne, correlati spesso alla resistenza insulinica e all’iperandrogenismo.
Per contro, una dieta povera di cibi ad alto indice glicemico è indicata per questa malattia multifattoriale.
Bisogna, quindi, limitare e/o evitare i dolci, i farinacei (pane, pasta, cracker e affini) e le bevande zuccherate, inoltre un elevato consumo di latte e prodotti caseari influenza la comparsa di brufoli perché correlato alla leucina, un amminoacido presente in questi alimenti, capace di stimolare un complesso enzimatico (mTORC1) in grado di interagire con gli stimoli alla base della comparsa dell’acne.
Inoltre, l’acne si associa spesso a disturbi digestivi e a problemi intestinali, soprattutto alla disbiosi intestinale (alterazione del microbiota intestinale), su cui incide anche il nostro stato emozionale.
L’asse intestino-cervello ha un andamento bidirezionale: il benessere dell’intestino influenza il cervello, e viceversa.
Tra i fattori che influenzano maggiormente la composizione e la diversità del microbiota intestinale, vi è la nostra dieta, che gioca un ruolo fondamentale.
Una dieta mediterranea è associata sia ad uno specifico profilo microbico intestinale che ad una serie di effetti benefici sulla salute.
L’alimentazione da seguire per prevenire e/o curare l’acne prevede cereali poco zuccherosi, come orzo, farro, riso integrale, miglio e grano saraceno. Ancora meglio se consumati in chicchi e non in farina.
Studi scientifici hanno mostrato che i cereali integrali a basso indice glicemico hanno un effetto protettivo, contenendo l’aumento dell’IGF e dunque dello sviluppo dell’acne
Inoltre, anche l’Olio extravergine di oliva consumato crudo e olio di semi di lino hanno azione favorevole.
Nella lista dei cibi a favore troviamo arance, pomodori, fragole e meloni perché ricchi di Vitamina C e le verdure a foglia verde, le nocciole, le mandorle e le uova perché ricchi di Vitamina E, che forniscono un’azione protettiva nei confronti dell’epidermide, rimarginando le cicatrici causate dall’acne.
Le linee guida confermano che assumere frutta quotidianamente come il melone, il mango, il pompelmo, la papaya e il melograno, in quanto ricchi di antiossidanti (vitamina C ed E) riduce il sebo, inoltre prediligere le carni bianche e limitare il consumo delle carni rosse risulta indispensabile per ridurre lo stato infiammatorio.
Una tempestiva e corretta terapia e dietoterapia personalizzata permette una diagnosi precoce, prevenendo gli esiti cicatriziali permanenti.