Dalla chiusura delle scuole fino ad una data certa da definire la didattica a distanza è stata l’unica alternativa che potesse unire la necessità di continuare l’anno scolastico da un punto di vista didattico e la quarantena obbligatoria dettata dall’emergenza sanitaria. È un tipo di didattica che a livello cosi massiccio non era mai stata considerata, nonostante da anni la scuola si avvalga delle tecnologie come la Lavagna Elettronica (LIM) e il Registro Elettronico, la dattica esclusivamente a distanza in un luogo che non sia la scuola non è mai stata realizzata. La didattica a distanza ha coinvolto sia le famiglie che i docenti, entrambi sono diventati co-protagonisti attivi del processo formativo dei bambini e dei ragazzi. Entrambi si sono dovuti cimentare con l’uso dei dispositivi verso i quali alcuni non hanno mostrato la dimestichezza necessaria per adoperarli senza fatica. È idea comune che siamo immersi nell’era digitale e indubbiamente disponiamo di mezzi, piattaforme e applicazioni funzionali e varie, tuttavia non è assolutamente automatico che siamo capaci di utilizzarle.
Uno degli ostacoli principali è stato quello di individuare piattaforme da utilizzare per fare lezione, il primo intento infatti era quello di cercare di ricreare un’atmosfera di classe, che permettesse ai ragazzi di seguire tutti insieme la lezione della stessa insegnante. I docenti hanno dovuto mettere a disposizione i propri mezzi e ricercare quelle modalità più congeniali per sé e per trasmettere i contenuti ai ragazzi. Nel contempo le famiglie sono diventate le co- protagoniste della didattica dei ragazzi, in un’azione attiva di prendere i compiti, ricercare file, caricare i compiti e di inviare i compiti ai docenti. Queste attività telematiche apparentemente banali non erano acquisite da tutti i genitori che molto presto hanno dovuto imparare il necessario per far proseguire i propri figli nel loro processo formativo.
Le famiglie hanno dovuto apprendere da sole il funzionamento delle piattaforme e applicazioni, aggiungendo comunque un nuovo fattore di stress ad una situazione molto complessa, i bambini e i ragazzi a casa, lo smart working e le sue implicazioni, la confusione del momento. Sicuramente con i bambini l’intervento dei genitori era necessario, con i ragazzi più grandi, invece, molti si sono sorpresi della loro difficoltà ad adempiere alle azioni digitali. I ragazzi di oggi vengono chiamati “nativi digitali” perché nati in un’epoca dove il digitale è a loro completa disposizione, riflettiamo comunque sul fatto che i ragazzi non hanno mai avuto un’alfabetizzazione digitale funzionale al loro apprendimento. Sono abituati all’uso di applicazioni e social quindi hanno una certa dimestichezza con alcune funzioni e per questo probabilmente più predisposti ad imparare l’uso di piattaforme congeniali alla scuola ma appunto al momento della chiusura della scuola non tutti avevano acquisito le competenze per poter usare da subito ciò che era funzionale per la didattica a distanza.
Inoltre non tutti i ragazzi più grandi si sono mostrati autonomi nell’usare gli strumenti necessari e utili in questo periodo, gravando sulla gestione familiare anche quando il ragazzo possedeva le capacità di base per poterli usare. È ritornata più forte e manifesta la questione dell’autonomia della maggior parte dei ragazzi di oggi, intendendo come la gestione personale e responsabile del proprio dovere scolastico, una difficoltà spesso lamentata dalle famiglie e che in questo è risultato un ulteriore difficoltà da fronteggiare. Potrebbe essere utile riflettere su questa difficoltà e aiutare concretamente i ragazzi a orientarsi in maniera autonoma nell’organizzazione e pianificazione del proprio piano didattico e formativo.
Poniamo anche attenzione sul tempo che è stato un fattore molto da considerare perchè nonostante la stragrande maggioranza delle famiglie e degli insegnanti fosse a casa per l’emergenza, i tempi della didattica si sono dilazionati per tutti. Gli insegnanti hanno dovuto cimentarsi nello strutturare lezioni online prima delle video-lezioni, inserire le lezioni in un momento diverso da quello consueto incastrando le diverse classi e organizzandosi con i colleghi -che a loro volta sono impegnati con altre classi- e strutturare i compiti in modo che siano fruibili per le famiglie.
Le famiglie hanno invece dovuto organizzare i mezzi di casa, distribuendoli tra i figli e nei diversi momenti della giornata in un puzzle che tenesse conto delle esigenze scolastiche dei figli e lavorative dei genitori. L’apprendimento dei figli non coincide quindi con l’inizio delle video lezioni ma molto prima, rientrando a pieno titolo nell’organizzazione familiare in cui considerare anche il momento post-lezione che consiste nell’individuare i compiti da fare, scaricare le schede o le applicazioni necessarie, individuare le videolezioni, ri-inviare i compiti effettuati all’interno di una cornice familiare in cui i genitori sono in smart working o lavorano fuori casa e non possono seguire passo passo i loro figli -problematica che abbiamo affrontato prima- e la gestione della casa, rendendo la quotidianità densa di impegni che non finiscono mai. Molte famiglie hanno lamentato come la didattica a distanza sia costantemente presente per un lungo tempo nella giornata, proprio perché richiede più passaggi e ogni passaggio non è automatizzato e le materie sono tante, coinvolge attivamente e lungamente i genitori per tutto il giorno.
Ovviamente la situazione di emergenza ha disorientato soprattutto i bambini e i ragazzi che non hanno avuto più un luogo e delle persone per l’apprendimento, la didattica a distanza ha interrotto i ritmi precedenti e non ha completamente rimpiazzato i nuovi, in molte realtà scolastiche il calendario regolare delle lezioni non è tuttora previsto. I bambini e i ragazzi hanno iniziato ad abituarsi a questo nuovo modo di fare scuola, con pazienza e fatica hanno affrontato i compiti che sono “piombati” man mano a casa.
Una menzione la meritano i bambini con disabilità o con bisogni educativi speciali che hanno bisogno di qualche accorgimento e attenzione specifica che non sempre la Didattica a Distanza è riuscita ad ottemperare, nonostante l’impegno degli insegnanti di sostegni che hanno avuto l’arduo compito di mettere a punto i materiali più adeguati, strutturare spesso lezioni apposite e avere un contatto costante con le famiglie già affaticate dalle situazione sopra descritta e aggravate dalla chiusura delle strutture e dei centri preposti o dall’interruzione delle terapie psicologiche o degli interventi educativi di cui necessitano le famiglie in questione. Sicuramente la situazione è molto complessa e avevamo poche risorse a disposizione che abbiamo sfruttato al massimo pur di andare avanti per i nostri bambini e ragazzi.
Lungi dal poter dare indicazioni precise, in assenza poi di interventi gestionali più strutturati e sovraordinati, sarebbe utile per il futuro avere delle Linee Guida specifiche per i docenti che potranno essere formati all’uso di strumenti congeniali e aprire la possibilità ai ragazzi più grandi di imparare determinate funzionalità, piattaforme e applicazioni utili all’apprendimento così da poter essere il più possibili autonomi e ci vorrebbe particolare attenzione per la scuola Primaria in quanto i bambini piccoli non possono occuparsi di individuare e scaricare materiali, pensando a delle modalità che non gravino troppo sulle spalle della famiglia.
Dott.ssa Paola Fusco, Psicologa -Esperta nei processi di apprendimento.