La demenza comporta un deterioramento cognitivo di tipo globale, cronico e irreversibile, spesso con esiti infausti per che ne è affetto. La demenza di tipo Alzheimer è una delle più comuni, conosciute e diffuse (in Italia, circa il 60% delle demenze è dovuto a questa patologia).
Condizione progressivamente sempre più invalidante, conduce il paziente alla perdita dell’autonomia e dell’identità e incide drammaticamente sulla sua qualità della vita, come su quella di familiari e caregiver. Nonostante si tratti di una patologia età correlata, non sono pochi i casi di persone non anziane che sviluppano precocemente una demenza di tipo Alzheimer.
L’esordio della patologia è insidioso; la perdita della memoria anterograda, episodica e prospettica è generalmente uno dei primi sintomi esperiti dal paziente e notati dai familiari. Altri tipi di demenze, meno diffuse e conosciute, ma sempre invalidanti, sono la demenza vascolare (a seguito di ictus, lesioni emorragiche, ecc.); la demenza frontotemporale, la cui caratteristica distintiva è generalmente un disturbo di tipo comportamentale associato a un marcato cambiamento nella personalità e la demenza a corpi di Lewy, che si caratterizza per allucinazioni visive e segni parkinsoniani che però non rispondono al trattamento con la Levodopa.
Nel caso del morbo di Parkinson, invece, circa il 40% dei pazienti affetti da questa patologia degenerativa e altamente invalidante, sviluppa una forma di demenza simile a quella con corpi di Lewy, caratterizzata dalla presenza di corpi di Lewy nella substantia nigra. Lo sviluppo della demenza, in questo caso, avviene generalmente nei pazienti con età maggiore di 70 anni o che soffrono del morbo di Parkinson da 10/15 anni. Funzioni esecutive, prassie, funzionalità visuo-spaziale, processi attentivi e mnestici sono tutti domini cognitivi che vanno incontro a compromissione e deterioramento (Manuale MSD www.msdmanuals.com). Associati ai sintomi motori tipici del Parkinson, i sintomi cognitivi riducono inesorabilmente il livello di autonomia del paziente e peggiorano drasticamente la sua qualità di vita e quella dei suoi familiari.
Mentre l’individuo che soffre di demenza necessita non soltanto di trattamenti farmacologici, ma anche di trattamenti non farmacologici che siano di aiuto nel preservare le abilità residue il più a lungo possibile e per garantire una adeguata stimolazione nelle prime fasi dementigene, i familiari e i caregiver hanno bisogno di poter interagire con il paziente nella maniera più adeguata possibile, onde contenere frustrazioni e rabbia, che possono inficiare il rapporto con il malato; hanno bisogno di imparare semplici strategie di stimolazione che possono implementare nella quotidianità e necessitano di un supporto psicologico.
Per tutti questi motivi, la nostra Associazione eroga una varietà di interventi legati alla promozione del benessere anche nell’invecchiamento patologico.
Attività dedicate all’invecchiamento
. Screening e valutazione dell’anziano: per valutare funzionalmente il funzionamento cognitivo dell’anziano, sia a livello generale, sia a livello dominio-specifico, attraverso osservazione, colloquio e test appositi.
. Supporto psicologico: per il paziente nelle fasi prodromiche della demenza e per i familiari, lungo tutto il percorso, per facilitare l’elaborazione della diagnosi, del “lutto” prima della morte, processo doloroso per quanti circondano l’individuo affetto da demenza.
. Riabilitazione cognitiva: molto efficace in caso di deficit cognitivo acquisito parzialmente reversibile; attraverso l’uso di molteplici strategie personalizzate, permette all’individuo e ai familiari di scegliere, insieme al professionista, gli obiettivi funzionali che vuol cercare di raggiungere, nell’ottica di un ritorno a una parziale autonomia.
. Potenziamento cognitivo: i training cognitivi sono allenamenti specifici per insegnare all’individuo (o al gruppo) alcune strategie specifiche efficaci per potenziare determinati processi cognitivi (training per la riattivazione/potenziamento della memoria, dell’attenzione ecc.). Si rivolgono all’individuo anziano ancora in salute nell’ottica di migliorarne le prestazioni cognitive quotidiane.
. Stimolazione cognitiva: utile nelle fasi lieve e moderata, a mantenere il più a lungo possibile le abilità residue dell’individuo affetto da deterioramento cognitivo, ma può essere efficace anche in ottica preventiva, per una buona qualità della vita e un buon livello di autonomia personale. Può essere effettuata individualmente o in gruppo; in sede o a domicilio.
. Sedute di fotobiomodulazione[1]: La fotobiomodulazione è una metodologia non invasiva a luce infrarossa che stimola gli impulsi elettrici delle cellule neuronali e il loro rigenerarsi, utile a potenziare attenzione e concentrazione. È sicura, non limita la libertà di movimento del paziente e le sue sessioni sono brevi (circa 20’ l’una); studi scientifici ne dimostrano la potenzialità anche nell’ambito dell’invecchiamento patologico.
. Psicoeducazione e supporto per i caregiver: incontri dedicati ai caregiver e ai familiari di anziani con deterioramento cognitivo/demenza che vogliano saperne di più sull’invecchiamento sano e sull’invecchiamento patologico, nell’ottica di favorire la comunicazione con il paziente e una stimolazione informale quotidiana, utile a mantenere il più a lungo possibile le autonomie dell’anziano con deterioramento cognitivo nelle ADL.
Per avere maggiori informazioni, scrivere a:
associazioneloschiccodigrano@gmail.com
Le professioniste che si occuperanno delle attività, ognuna per quanto di propria competenza, afferiscono entrambe all’ambito del benessere psicosociale e psicoemotivo (Psicologa, Dottoressa. in tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità). Le attività sono supervisionate dalla Dott.ssa Barbara Calcinai, Psicologa – Psicoterapeuta a indirizzo sistemico-familiare e Presidente de Lo Schicco di Grano APS.
[1] Attività effettuata nello studio della Dott.ssa Barbara Calcinai.